Verona, città dell’amore

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Oggi e da sempre, migliaia di turisti e innamorati giungono nella città scaligera, per ammirarne le bellezze architettoniche e paesaggistiche, per assistere ai suggestivi spettacoli nell’Arena o alle rappresentazioni al Teatro Romano, ma soprattutto perché Verona è la città di  Romeo e Giulietta. Il cortile della casa Capuleti è meta di quello che possiamo definire un pellegrinaggio amoroso: ogni giorno centinaia di persone sostano sotto il balcone più famoso del mondo, scattano una foto con la celebre statua, lasciano nomi e cuori incisi sul muro dedicato agli innamorati. E soprattutto, migliaia di lettere e messaggi vengono lasciati nella cassetta rossa posta in un angolo del cortile o vengono spediti direttamente a Verona, da tutto il mondo, con un semplice indirizzo: “Giulietta, Verona”.

Giulietta e Romeo – Verità o leggenda

Romeo e Giulietta sono realmente esistiti? La tradizione popolare risponde di sì, ma i cronisti veronesi del Trecento non riportano alcuna traccia della loro triste vicenda, che si sarebbe svolta secondo le fonti letterarie nel 1302, al tempo della signoria di Bartolomeo della Scala. Il primo accenno alle famiglie dei Montecchi e dei Capuleti è nel sesto canto del Purgatorio della Divina Commedia “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, / Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: / color già tristi, e questi con sospetti”, in cui Dante si riferisce probabilmente alle accese rivalità tra Guelfi e Ghibellini che infiammavano le città in epoca medievale. L’origine letteraria della vicenda dei due amanti risale al 1530 quando il conte vicentino Luigi Da Porto la narrò nella sua “’Istoria novellamente ritrovata di due nobili amanti”. La storia fu poi rielaborata da Matteo Bandello pochi anni più tardi e successivamente ripresa e versificata da Arthur Brooke. Nel 1596 William Shakespeare con il suo Romeo and Juliet consegnò la storia all’immortalità.

Sulle tracce di Giulietta e Romeo – I luoghi della leggenda

La casa di Giulietta
L’edificio, risalente al XIII sec., fu a lungo proprietà della famiglia Cappello, da cui Cappelletti e poi Capuleti, il cui stemma è scolpito sull’arco interno del cortile. La dimora medievale, restaurata da Antonio Avena a metà degli anni ’30, presenta una bella facciata in mattoni a vista, un portale in stile gotico, finestre trilobate, una balaustra che mette in comunicazione dall’esterno i vari corpi della casa e, ovviamente, il famoso balcone dal quale la leggenda vuole Giulietta si affacciasse per giurare eterno amore al suo Romeo. Sui pannelli posti lungo l’androne d’ingresso i turisti e gli innamorati possono scrivere i loro nomi. Questi colorati graffiti fanno ormai parte della scenografia della casa di Giulietta, così come la rossa cassetta postale in cui si possono lasciare le lettere a Giulietta. La statua in bronzo di Giulietta, opera dello scultore Nereo Costantini, fa da sfondo alle migliaia di foto ricordo.

La casa di Romeo
La cosiddetta “casa di Romeo” si trova in via Arche Scaligere. L’edificio è uno degli esempi più significativi di case fortificate, tanto da far pensare piuttosto ad un castello o a un fortilizio per il suo aspetto austero. La leggenda la indica come la casa di Romeo sulla base di un documento del Duecento che, riportando notizia degli incendi divampati in città a causa delle lotte tra i San Bonifacio e i Montecchi, indica proprio qui la residenza di questi ultimi. In realtà la proprietà era della famiglia Trecentesca dei conti Cagnolo Nogarola, che facevano parte dell’entourage dei Signori della Scala. La casa purtroppo è privata e non è visitabile all’interno. Sulla facciata un’iscrizione a ricordo della storia di Romeo e Giulietta, cita un frammento del primo atto di Shakespeare: “ Oh! Dov’è Romeo?… Taci, ho perduto me stesso: io non son qui e non son Romeo, Romeo è altrove” (“Atto I Scena I Romeo e Giulietta”).

La tomba di Giulietta
La Tomba di Giulietta è ospitata all’interno di un antico convento di frati Cappuccini del XIII secolo ora di proprietà comunale. Già agli inizi dell’Ottocento, un sarcofago vuoto di marmo rosso posizionato nell’orto dell’ex convento era stato considerato luogo di sepoltura dell’eroina shakespeariana e meta di pellegrinaggio amoroso, anche da parte di personaggi illustri, tra cui George Byron, Charles Dickens e la principessa Maria Luisa d’Austria che si fece realizzare alcuni monili con i frammenti “rubati” dal sarcofago. Nel 1937 la tomba venne riportata nella cripta dove si può tuttora visitare. Del complesso fa parte anche il bellissimo museo G. B. Cavalcaselle che espone affreschi veronesi di varia datazione.